L'IMPERO ROMANO E     DIOCLEZIANO

IMPERO ROMANO

DIOCLEZIANO IL 1° ANTICRISTO

(Gaio Aurelio Valerio Diocleziano, nato Diocle (latino: Gaius Aurelius Valerius Diocletianus; greco: Διοκλῆς, Diocles; Salona, 22 dicembre 244[12] - Spalato, 313[14]), è stato un imperatore romano che governò dal 20 novembre 284 al 1º maggio 305 col nome imperiale di Cesare Gaio Aurelio Valerio Diocleziano Augusto Iovio (nelle epigrafi GAIVS AVRELIVS VALERIVS DIOCLETIANVS AVGVSTVS).

Nome  Diocleziano

Significato Deriva dall'antico nome latino Diocletianus, a sua volta tratto dal greco Diokles, formato da dio- "di Zeus" e da kléon "gloria, fama": il significato è quindi "gloria di Zeus" oppure "che ha fama per volere di Zeus".

L' ANTICRISTO PRINCIPALE DELLA STORIA DELL'UMANITA'

L'Impero romano è lo Stato romano consolidatosi nell'area euro-mediterranea tra il I secolo a.C. e il V secolo d.C.

Le due date che generalmente identificano l'inizio e la fine di un'entità statuale unica sono il 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto, e il 395, allorquando, alla morte di Teodosio I, l'impero viene suddiviso in una pars occidentalis e in una orientalis. L'Impero romano d'Occidente si fa terminare per convenzione nel 476, anno in cui Odoacre depone l'ultimo imperatore, Romolo Augusto. La vita dell'Impero romano d'Oriente si protrarrà invece fino al momento della conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453.

Nella sua massima espansione, l'Impero si estendeva, in tutto o in parte sui territori degli odierni stati di: Portogallo, Spagna, Andorra, Francia, Monaco, Belgio, Paesi Bassi (regioni meridionali), Regno Unito (Inghilterra, Galles, parte della Scozia), Irlanda (piccola parte della costa orientale), Lussemburgo, Germania (regioni meridionali e occidentali), Svizzera, Austria, Liechtenstein, Ungheria, Italia, Vaticano, San Marino, Malta, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Ucraina (parte costiera sud-occidentale con Isola dei Serpenti e Podolia), Turchia, Russia, Cipro, Siria, Libano, Iraq, Armenia, Georgia, Iran, Azerbaigian, Israele, Giordania, Palestina, Egitto, Sudan, (piccola parte e per limitato periodo di tempo), Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Arabia Saudita (piccola parte). In totale, 53 dei 196 Stati riconosciuti nel mondo, più 3 parzialmente riconosciuti.

Pur non essendo il più vasto impero mai esistito, spettando tale primato innanzitutto, per grandezza in estensione, all'Impero britannico e per continuità territoriale all'Impero Mongolo, quello di Roma è considerato il più grande per gestione e qualità del territorio, organizzazione socio-politica, e per l'importante segno lasciato nella storia dell'umanità. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i romani costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli ancora dopo la fine dell'impero queste genti continuarono a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base della civiltà occidentale.

Durante il medioevo e anche in seguito numerose nazioni aspirarono a divenire eredi dell'Impero romano o si rifecero ad esso, come l'Impero di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero e più tardi l'Impero di Napoleone in Occidente o l'Impero serbo, l'Impero latino, l'Impero russo e, anche se solo in parte, l'Impero ottomano in Oriente. Queste entità continuarono ad usare i titoli adottati dall'Impero romano, così come le istituzioni politiche, sociali e giuridiche delle democrazie occidentali si ispirano a Roma ed alla sua storia millenaria.

LA STORIA DI CASTEL SANT'ANGELO

Castel Sant'Angelo (o Mole Adrianorum o Castellum Crescentii nel X-XII sec.), detto anche Mausoleo di Adriano, è un monumento di Roma, situato sulla sponda destra del Tevere di fronte al pons Aelius (attuale ponte Sant'Angelo), a poca distanza dal Vaticano, nel rione di Borgo; è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del "passetto". Il castello è stato radicalmente modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale. Proprietà del MIBACT, il Museo nel dicembre 2014 è entrato a far parte del Polo Museale del Lazio.

Cominciato dall'imperatore Adriano nel 125 come suo mausoleo funebre, ispirandosi all'ormai completo mausoleo di Augusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139. Venne costruito di fronte al Campo Marzio, al quale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo era composto da una base cubica, rivestita in marmo lunense, avente un fregio decorativo a teste di buoi (Bucrani) e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all'interno. Sempre su questo lato si presentava l'arco d'ingresso intitolato ad Adriano; il dromos (passaggio d'accesso) era interamente rivestito di marmo giallo antico.

Al di sopra del cubo di base era posato un tamburo realizzato in peperino e in opera cementizia (opus caementicium) tutto rivestito di travertino e lesene scanalate. Al di sopra di esso sorgeva un tumulo di terra alberato circondato da statue marmoree (ce ne restano frammenti). Il tumulo era infine sormontato da una quadriga in bronzo guidata dall'imperatore Adriano, raffigurato come il sole posto su un alto basamento o, secondo altri, su una tholos circolare. Attorno al mausoleo correva un muro di cinta con cancellata in bronzo decorata da pavoni, due dei quali sono conservati al Vaticano.

All'interno, pozzi di luce illuminavano la rampa elicoidale in laterizio rivestita in marmo che collegava il dromos alla cella posta al centro del tumulo. Quest'ultima, quadrata e interamente rivestita di marmi policromi, era sormontata da altre due sale, forse anch'esse utilizzate come celle sepolcrali.

Il Mausoleo ospitò i resti dell'imperatore Adriano e di sua moglie Vibia Sabina, dell'imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell'imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell'imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.[1]

Il mausoleo ha preso il suo nome attuale nel 590. In quell'anno Roma era afflitta da una grave pestilenza, per allontanare la quale venne organizzata una solenne processione penitenziale cui partecipò lo stesso papa Gregorio I. Quando la processione giunse in prossimità della Mole Adriana, il papa ebbe la visione dell'arcangelo Michele che rinfoderava la sua spada. La visione venne interpretata come un segno celeste preannunciante l'imminente fine dell'epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romani cominciarono a chiamare Castel S. Angelo la Mole Adriana e, a ricordo del prodigio nel XIII secolo, posero sullo spalto più alto del Castello un angelo in atto di rinfoderare la spada.[2] Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che secondo la tradizione sarebbero quelle lasciate dall'Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste[3].

Nel 403 l'imperatore d'Occidente Onorio incluse l'edificio nelle Mura aureliane: da quel momento l'edificio perse la sua funzione originaria di sepolcro, diventando un fortilizio, baluardo avanzato oltre il Tevere a difesa di Roma.[4] Fu allora che il mausoleo venne indicato per la prima volta con l'appellativo di castellum. Salvò la zona del Vaticano dal sacco dei Visigoti di Alarico del 410 e dei Vandali di Genserico del 455. Allora, per difendersi, i romani scagliarono sugli assalitori tutto ciò che avevano a portata di mano, persino le statue: una di queste, il cosiddetto Fauno Barberini, venne ritrovata più tardi nei fossati del fortilizio.[5]

Agli inizi del VI secolo venne adibito a prigione di Stato da parte di Teodorico.[6]. Il suo possesso fu oggetto di contesa di numerose famiglie nobili romane: nella prima metà del X secolo la mole diventò la roccaforte del senatore Teofilatto e della sua famiglia, la figlia Marozia e il nipote Alberico, che la utilizzarono anche come prigione, uso che il castello conserverà fino al 1901.[5]

Nel 932 Marozia, già amante di papa Sergio III e moglie di Alberico I marchese di Spoleto e poi di Guido di Toscana, forse per fare la "spiritosa"[7] volle celebrare il suo terzo matrimonio con Ugo di Provenza nella camera sepolcrale degli imperatori in Castel Sant'Angelo. Ma il gesto non le portò fortuna perché, durante il pranzo nuziale, Alberico II, il figlio di primo letto, apparve improvvisamente in Castel Sant'Angelo, costringendo Ugo alla fuga e impadronendosi del potere. Marozia finì oscuramente i suoi giorni in una cella di Castel Sant'Angelo.[7]

Nella seconda metà del X secolo il castello passò in mano ai Crescenzi e vi rimase per un secolo, durante il quale i Crescenzi lo rafforzarono al punto da imporre alla costruzione il loro nome: Castrum Crescentii. Con questo nome Castel Sant'Angelo venne identificato a lungo, anche dopo il passaggio di proprietà ai Pierleoni e successivamente agli Orsini, ai quali fu ceduto probabilmente da papa Niccolò III di questa famiglia, che lo tennero fino al 1365 circa quando lo cedettero alla Chiesa.[8]

Niccolò III considerata la fama di imprendibilità del castello e la sua vicinanza con la Basilica di San Pietro e il Palazzo Vaticano, decise di trasferirvi parzialmente la sede apostolica, allora nel Palazzo Lateranense, da lui giudicato poco sicuro. [9] Per garantire una maggiore sicurezza al Palazzo Vaticano, realizzò il celebre passetto, che costituiva il passaggio protetto per il pontefice dalla basilica di San Pietro alla fortezza.[4]

Nel 1367 le chiavi dell'edificio vennero consegnate a papa Urbano V, per sollecitarne il rientro a Roma dall'esilio avignonese. Da questo momento Castel Sant'Angelo lega inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici: per la sua struttura solida e fortificata i papi lo utilizzeranno come rifugio nei momenti di pericolo, per ospitare l'Archivio e il Tesoro Vaticani, ma anche come tribunale e prigione.[4]

Nel 1379 il Castello venne quasi raso al suolo dalla popolazione inferocita contro la guarnigione francese lasciata a presidio del castello da Urbano V. A dare inizio alla ricostruzione fu nel 1395 papa Bonifacio IX che incaricò l'architetto militare Niccolò Lamberti di eseguire una serie di interventi di potenziamento della struttura difensiva del castello. L'ingresso al castello diventò possibile solamente attraverso un'unica rampa di accesso e un ponte levatoio. Sulla sommità dell'edificio venne ricostruita la cappella dedicata a San Michele arcangelo.[10]

Nei quattro secoli successivi si susseguono interventi e trasformazioni: Nicolò V (1447-1455) dotò il Castello di una residenza papale - la prima all'interno dell'edificio - e realizzò tre bastioni agli angoli del quadrilatero esterno. Inoltre provvide al rifacimento del Ponte Sant'Angelo, crollato in occasione della manifestazioni giubilari. Alessandro VI Borgia incaricò l'architetto Antonio da Sangallo il Vecchio di ulteriori lavori di fortificazione, in seguito ai quali l'edificio assunse il carattere di vera e propria roccaforte militare secondo le più aggiornate tecniche della "fortificazione alla moderna": furono costruiti quattro bastioni pentagonali, dedicati ai santi Evangelisti, che inglobarono le precedenti strutture realizzate sotto Niccolò V. Per garantire un maggiore controllo sulle vie di accesso al castello papa Alessandro VI fece poi innalzare un ulteriore torrione cilindrico all'imboccatura del Ponte e attorno alle mura fece scavare un fossato riempito con le acque del Tevere.

I lavori voluti da Alessandro VI non furono diretti solo al potenziamento della struttura difensiva dell'edificio: il papa dotò il castello di un nuovo appartamento, che fece affrescare dal Pinturicchio, e aggiunse giardini e fontane. Nel corso del suo pontificato Alessandro trasformò il castello, nel quale egli amava risiedere, in una sontuosa reggia dove organizzava banchetti, feste e spettacoli teatrali. Le cronache dell'epoca descrivono la dimora come lussuosa e sfarzosa, ma oggi nulla rimane di essa, essendo stata demolita da Urbano VIII nel 1628 per far posto a nuove fortificazioni.[11]. Le opere di fortificazione di Alessandro VI permisero a papa Clemente VII, 32 anni dopo, di resistere sette mesi all'assedio delle truppe di Carlo V, i famosi Lanzichenecchi, che il 6 maggio 1527 diedero inizio al sacco di Roma.

Nel 1525 Clemente VII fece costruire la Stufa, come allora veniva chiamato il bagno privato: una piccola stanza affrescata con ornamenti profani (delfini, conchiglie, ninfe, amorini, personaggi mitologici) ancora oggi visitabile. Nella stanza si trovava anche una vasca, nella quale l'acqua veniva versata da una bronzea Venere nuda, poi andata perduta.[7]

Il sacco di Roma dimostrò l'utilità del castello ai papi, che intrapresero grandiosi lavori di adattamento e vi installarono una vera e propria residenza papale. Nel 1542 Paolo III fece ristrutturare il castello dagli architetti Raffaello Sinibaldi da Montelupo e Antonio da Sangallo il Giovane, dal 1520 architetto capo della fabbrica di San Pietro. La decorazione delle stanze viene affidata a Perino del Vaga e a Luzio Luzi da Todi, con la collaborazione anche di Livio Agresti da Forlì. La grande cinta bastionata pentagonale che lo circonda, ultimo episodio di una lunga storia di fortificazioni, fu iniziata sotto papa Paolo IV (1555 - 1559) e conclusa sotto i suoi successori da Francesco Laparelli.

Nel 1630 Urbano VIII distrusse tutte le fortificazioni anteriori, compreso il torrione Borgia tra il ponte e il castello, e trasferì sul lato destro il portone principale. Inoltre fece costruire una grande cortina muraria frontale.[12]

Tra il 1667 e il 1669 Clemente IX fece collocare dieci angeli in marmo sul Ponte Elio: da allora anche il ponte viene chiamato Sant'Angelo.[12] Nell'Ottocento il castello venne utilizzato esclusivamente come carcere politico, chiamato con il nome di Forte Sant'Angelo.[13]

Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri

Castello e ponte S. Angelo prima dei restauri del 1901. Notare l'orologio, il portone decentrato rispetto al ponte, gli edifici da caserma dietro il muro, i bastioni invisibili.

Dopo l'Unità d'Italia venne inizialmente impiegato come caserma, poi fu destinato a museo. A questo scopo fu oggetto di lavori di restauro da parte del Genio del Regio Esercito, sotto la guida del colonnello Luigi Durand de la Penne, con il suo collaboratore capitano Mariano Borgatti, concepisce per primo il progetto di riportare il monumento al suo antico aspetto e destinandolo a sede del costituendo Museo dell'Ingegneria Militare[14], inaugurato il 13 febbraio 1906, con Borgatti primo direttore. In realtà i risultati dei lavori di restauro furono da molti giudicati piuttosto discutibili[15] perché portarono alla cancellazione dell'impronta bimillenaria del castello. I restauri del 1933-34 ripristinarono i fossati e i bastioni e sistemarono a giardino la zona tra la cinta quadrata e la struttura pentagonale.[15]

Il museo nel 2016 è stato visitato da 1 234 443 persone[16] risultando il 5º museo italiano per numero di visitatori. Dal dicembre 2014 Castel Sant'Angelo è passato in gestione al Polo Museale del Lazio.

Prigionieri di Castel Sant'Angelo

All'interno di Castel Sant'Angelo numerosi sono gli ambienti destinati al carcere, ancora oggi visitabili. La cella più malfamata era quella detta Sammalò o San Marocco, sul retro del bastione di San Marco. Il condannato vi veniva calato dall'alto e a malapena aveva spazio per sistemarsi mezzo piegato, non potendo stare né in piedi, né sdraiato.[15] La cella era anticamente uno dei quattro sfiatatoi che davano aria alla sala centrale del Mausoleo di Adriano, dove si trovavano le urne imperiali, e che si affacciava sulla rampa di scale. Nel Medioevo era stato trasformato in segreta e qui era stato fatto un disegno dell'oscuro "San Marocco", poi storpiato in "Sammalò".[17]

Nel piano inferiore della costruzione semicircolare del Cortile del Pozzo, eretta da Alessandro VI, c'erano le celle riservate ai personaggi di riguardo.[18] Qui tra il 1538 e 1539 fu detenuto Benvenuto Cellini. Famosa la sua evasione: durante una festa in corso presso il castello, l'artista riuscì a evadere calandosi dall'alto del muro di cinta con una corda fatta con le lenzuola. Nella caduta si ruppe una gamba ma riuscì ugualmente a raggiungere la casa del cardinal Cornaro, suo amico. Catturato nuovamente, fu ricondotto a Castel Sant'Angelo e rinchiuso nelle "segrete":[18] celle, a prova di evasione. Sono le prigioni storiche di Castel Sant'Angelo. Cellini stette in particolare in quella del "predicatore di Foiano", che vi era stato fatto morire di fame; vi rimase un anno, poi venne graziato dal papa per intercessione di Ippolito II d'Este e del re di Francia, suo grande estimatore. La sua cella è famosa perché su una parete Cellini vi disegnò con un rudimentale carboncino, stando a quello che egli racconta nella sua Vita (I, 120), un Cristo risorto, del quale ancora oggi ai visitatori si indica qualche traccia. In realtà questi resti del carboncino non sarebbero altro che segni "prodotti da crepacci di muro non imbiancato da secoli".[7]

Sul cosiddetto Giretto di Pio IV, a destra della Loggia di Paolo III, si trovano undici prigioni utilizzate per i prigionieri politici. Originariamente erano stanze costruite per i familiari di papa Gregorio XVI.[18]

Nell'antica loggia superiore dell'appartamento pontificio di Paolo III è la Cagliostra, così chiamata perché nel 1789 vi fu tenuto prigioniero il celebre avventuriero Giuseppe Balsamo, detto conte di Cagliostro. Era una prigione di lusso, destinata a detenuti di riguardo.[18]

Nelle celle di Castel Sant'Angelo vennero tenuti prigionieri, tra gli altri, gli umanisti Platina e Pomponio Leto, Beatrice Cenci, condannata a morte nonostante la giovanissima età e le attenuanti, e Giordano Bruno, oltre ai patrioti italiani durante il Risorgimento[19].

A differenza di Benvenuto Cellini, molti illustri prigionieri di Castel Sant'Angelo vi persero la vita. Tanti di questi furono vittime dei Borgia. Tra di essi, il cardinale Giovanni Battista Orsini; questi fu imprigionato in Castel Sant'Angelo con l'accusa di aver tentato di avvelenare papa Alessandro VI. Considerata la gravità dell'accusa, la madre e l'amante del cardinale, temendo per la sorte del loro congiunto, si presentarono al pontefice con un'offerta: una perla rara e preziosissima in cambio del cardinale. Nota era la debolezza dei Borgia per le perle (sembra che Lucrezia ne possedesse più di tremila). Il papa accettò la proposta, prese la perla e, mantenendo fede alla parola data, restituì il cardinale: morto.[20]

I processi venivano svolti nella Sala della Giustizia, le esecuzioni capitali generalmente avvenivano fuori del castello, nella piazzetta di là dal Ponte Sant'Angelo, anche se numerose furono le esecuzioni sommarie all'interno del castello e nelle stesse carceri. Nella zona del cortile antistante la Cappella dei Condannati o del Crocifisso, nell'Ottocento venivano eseguite le condanne a morte mediante fucilazione. A ogni esecuzione di una condanna capitale suonava a morto la Campana della Misericordia, sulla terrazza ai piedi della statua dell'Angelo.[18]

Le prigioni costituiscono lo scenario del terzo atto della Tosca di Giacomo Puccini, ambientata a Roma nel 1800: il pittore Cavaradossi, condannato a morte, finisce nel carcere di Castel Sant'Angelo; qui nel cortile viene fucilato e la sua amante, Tosca, per la disperazione, si uccide buttandosi dagli spalti del castello.[18]

Storia del nome

Nel 359, l'imperatore Onorio lo include nella cinta muraria di Roma, trasformandolo in una sorta di fortilizio per la difesa della città: data da allora l'appellativo di castellum.[5]

Nel VI secolo appare anche la denominazione castellum sancti Angeli, in ricordo della visione dell'arcangelo Michele rinfoderante la spada sulla Mole Adriana, avuta da papa Gregorio Magno durante una solenne processione penitenziale per scongiurare la peste che infieriva su Roma, visione interpretata come presagio dell'imminente fine della peste, cosa che puntualmente avvenne.[5]

Nel 974 se ne impadronisce Crescenzio, della famiglia di Alberico, che lo fortifica ulteriormente: perciò viene ribattezzato Castrum Crescentii. Questo nome durerà fino alla seconda metà del XV secolo, cedendo poi definitivamente il passo alla dizione attuale.

Fino all'XI secolo è chiamato Adrianeum e anche templum Adriani e templum et castellum Adriani, come nell'ardo Benedicti, in ricordo della sua origine voluta dall'imperatore Adriano nel 135 perché servisse da tomba imperiale per sé e i successori. Il ricordo di questi appellativi è nella dizione moderna di Mole Adriana.

Dall'XI secolo nelle bolle pontificie si usa la dizione mista Castrum nostrum Crescentii e Castrum Sancti Angeli.

Nelle Chansons de geste è detto anche Torre oppure Palais Croissant, denominazione quest'ultima che è la traduzione di Crescentii ma che tradotto letteralmente significa "palazzo mezzaluna" curiosamente rimandando alla pasta lievitata a due punte che accompagna in genere il "cappuccino", detta in Francia "croissant" e dai romani "cornetto".

Prima dell'anno Mille i cronisti lo chiamano domus Theodorici e anche carceres Theodorici perché Teodorico, re d'Italia dal 493 al 526, lo adibì a prigione, funzione mantenuta anche sotto i papi e con il governo italiano, fino al 1901.[5]

Gli angeli di Castel Sant'Angelo

Per commemorare l'avvenimento che ha dato il nome attuale alla struttura, la statua di un angelo corona l'edificio. In origine si trattava di una statua di legno che finì per consunzione; il secondo angelo, di marmo, fu distrutto nel 1379 in un assedio e sostituito nel 1453 da un angelo di marmo con le ali di bronzo. Questo angelo venne distrutto nel 1497 da un fulmine che fece esplodere una polveriera nel castello e fu sostituito con uno di bronzo dorato che però nel 1527 venne fuso per farne cannoni. Infine fu la volta di una statua in marmo con le ali di bronzo di Raffaello da Montelupo risalente al XVI secolo e attualmente visibile nel Cortile dell'Angelo e poi, nel 1753, arrivò l'attuale angelo in bronzo di Peter Anton von Verschaffelt, sottoposto a restauro tra il 1983 e il 1986[21].

LA STORIA DEL VATICANO E BASILICA DI SAN PIETRO

La politica di favore e, insieme, di controllo della trionfante religione cristiana, inaugurata da Costantino I con l'editto di Milano del 313 e culminata con la sua apparizione come basilèus isapòstolos (in greco βασιλεύς ισαπόστολος) al concilio di Nicea del 325, ebbe riscontro nella serie di edifici costruiti nei luoghi santi della Palestina e di Roma, che dettero vita alla nuova tipologia della basilica cristiana. La più antica fu quella di San Giovanni in Laterano ma un posto di rilievo spettò alla basilica di San Pietro, costruita sulla sepoltura dell'apostolo Pietro, segnata da una "memoria", cioè da una piccola edicola posta in una piazzola nella vasta necropoli vaticana, rimasta in uso dal II al IV secolo e posta ai margini del circo di Nerone, ai piedi del colle Vaticano.

La cronologia esatta della costruzione della basilica non è conosciuta, anche se il Liber Pontificalis riporta che fu eretta da Costantino[1] durante il pontificato di papa Silvestro I (314-335), anche se è probabile che alcuni lavori si siano protratti dopo la morte del papa e dell'imperatore (337). I lavori ebbero inizio presumibilmente tra il 319 e il 326 e si conclusero sostanzialmente entro il 333.

Per costruire l'imponente basilica (119x63 m, 37 di altezza), l'imperatore Costantino, forte anche della propria carica di "Pontefice Massimo" e coadiuvato probabilmente da papa Silvestro, fece spianare quasi tutti i mausolei della necropoli demolendo le volte che fuoriuscivano dalla quota prevista, interrò con materiale di riporto le camere funerarie e livellò l'intera zona creando una spianata detta platea Sancti Petri dove venne fondato l'edificio (con presumibili difficoltà tecniche, visto l'apporto di terreno di riporto tratto dal colle sui lati Nord ed Ovest della basilica). L'atto di spianare un'area cimiteriale ancora in uso, inconsueto anche sotto il profilo religioso e giuridico ed effettuato con grandi spese, si giustifica con la grande importanza attribuita alla sepoltura dell'apostolo, riconosciuta come autentica[2].

Infatti il sito, da tradizione antichissima[3], è riconosciuto come luogo della sepoltura dell'apostolo Pietro, il quale dovrebbe aver subito il martirio proprio nei vicini Horti neroniani[4].

La costruzione del grande quadriportico antistante la basilica, documentato dal 397, fu probabilmente prevista contestualmente al cantiere della basilica e realizzata poco dopo, essendo localizzato anch'esso sulla platea della basilica, raccordata al livello del piano originario con una grande scalinata.

Quando il re degli Ostrogoti Totila conquistò Roma il 17 dicembre 546, molti senatori e patrizi romani (tra cui Flavio Anicio Olibrio, Rufio Gennadio Probo Oreste e Flavio Anicio Massimo) si rifugiarono qui.

Nell'800 la basilica accolse la solenne incoronazione ad imperatore di Carlo Magno; dopo di lui molti furono gli imperatori del Sacro Impero ad essere incoronati nell'antica basilica: tra gli altri Carlo il Calvo, Ottone I, Ottone II, Ottone III, Federico I Barbarossa e Federico II.

Nell'846 fu saccheggiata dai saraceni che la depredarono di numerose opere d'arte ed arredi tra cui le porte bronzee del VII secolo. A scanso di futuri episodi simili l'allora papa Leone IV la fece circondare da fortificazioni, le tuttora esistenti mura Leonine. Il papato, che in origine aveva residenza presso la Basilica Laterana, si trasferì al Vaticano solo dopo il periodo della cosiddetta cattività avignonese (dal 1377).

Nel corso dei secoli la basilica fu affiancata da altri edifici come l'atrio, il campanile, un palazzo destinato alla residenza del clero (il complesso vaticano non fu residenza papale fino al 1377 e la basilica non era la chiesa episcopale del pontefice) e altri ancora.

Dopo un periodo di abbandono dovuto alla cosiddetta cattività avignonese, alla fine del XIV secolo la basilica, insieme al complesso vaticano divenuto la residenza dei papi, fu al centro dell'interesse papale e si arricchì di molte opere d'arte. Durante il pontificato di Martino V ed Eugenio IV si cominciò a pensare a interventi di consolidamento. Nel XV secolo il papa Niccolò V decise un profondo rinnovamento del complesso edilizio e in particolare della vetusta costruzione che lamentava uno stato di degrado, soprattutto alle strutture di copertura ed al muro laterale posto a nord che si era inclinato. Consultato Leon Battista Alberti, il progetto fu affidato a Rossellino ma i lavori, localizzati alla parte absidale, rimasero a lungo interrotti.

All'inizio del XVI secolo si decise per la sua totale ricostruzione e quindi fu lentamente demolita, a partire dal presbiterio, per far spazio alla nuova, grandiosa basilica. Tuttavia una parte della navata del tempio costantiniano, divisa al tempo di Paolo III da un muro (detto muro "farnesiano") dalla nuova crociera in costruzione, sopravvisse e fu utilizzata per quasi tutta la durata del cantiere, fino a quando, nel 1609, non fu definitivamente abbattuta per volontà di papa Paolo V, superando le ultime perplessità. Un bellissimo mosaico della scuola di Giotto, detto "L'Angelo di Giotto" (Tondo with Angel) fu salvato da monsignor Girolamo Simoncelli e tuttora orna la chiesa di San Pietro Ispano a Boville Ernica, in provincia di Frosinone. Infatti anche in tale fase non mancò chi si opponeva a questa ulteriore demolizione e quindi al compimento del progetto di Michelangelo.[5] Tale devozione verso l'antica basilica portò vari studiosi a lasciare descrizioni minuziose che ne tramandassero ai posteri la memoria: Tiberio Alfarano[6] (De basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura del 1582),[7] Giacomo Grimaldi, Onofrio Panvinio (De rebus antiquis memorabilibus et praestantia basilicae S. Petri Apostolorum libri septem). La nuova basilica fu consacrata nel 1626.

RIFLESSIONI E SPIEGAZIONI

SUL NESSO TRA LA SEDE VATICANA E CASTEL SANT'ANGELO

Nei secoli passati molti hanno comprato la Salvezza e il posto in Paradiso. Ma erano altri tempi. Da Dante in poi la suggestione del Paradiso, Inferno, Purgatorio è stata inculcata da Verità di Fede. Come il Biblico SHEOL , il luogo di dannazione per i cattivi, impuro e dannato, con le carcasse dei corpi giustiziati gettate in pasto alle belve o date alle fiamme nell'amalgama di diavoli dannati, bene rappresentati nel Cimitero di Pisa.

Paura e Punizioni Infernali sui dannati , diventano eloquenti figure della mano abilissima dell'artista. Così hanno animato ed eternato tutte le demologie orrende per spaventare i Viventi. Ma con tanta messinscena macabra, ci è stato raccontato che invece qualcuno è scampato dal regno dell'Amenti (Restau)o dei Morti o Diis Manibus, Enoch ed Elia e Cristo stesso risorto dopo tre giorni . Regno dei trapassati che ha la nomea così affine a Diis MANIBUS, con ANIBUS & ANUBIS il dio del morti. Una testa di cane o sciacallo che forse è imparentato con quello greco che il Guardiano alle Porte degli Inferi, Cerbero a Tre Teste. Cave Canem ! In Bocca al Lupo o allo sciacallo o al coccodrillo doveva essere una maledizione che oggi appare usata all'inverso- rebourse scaramantico.

Suggestione di altre mitologie, metamorfosi della Licantropia medioevale celebrata in noti movie sino al romeno principe della Valacchia: Dracula.

La morte immaginaria ha più facce e costumi di Arlecchino e di Sinistri Corvi o Ravens, Koronis(in greco)a cui si intrecciano leggende, torri maledette, Principi, eroi, dannati, maghe, megere. La morte è la porta sul fantastico macabro nella storia se Ekate (in greco) richiama Ekaterinburg, dove i Romanov trovarono la morte! Fatale Dama oscura che busserà alla porta ...ma ci pensiamo meno possibile, tanto quanto la durata della nostra vita sia paragonabile a quella di una stella, o corpi siderali che marcano miliardi di eoni. Noi umani, dall'esistenza da meteora nel l'anfiteatro dei cieli terrestri, nichilisticamente abituati a meritarci di diventare un pugno di terra o di cenere da spargere al vento.

Di certo che è meglio che la Porta dell'esistenza mantenga i suoi segreti e sogni nell'immortalità, quella che dalle origini ha alimentato ogni stirpe umana, che ha a suo modo (mood) cercato di preservare un locus ove riposare in Eterno sino al risveglio celeste. Magia di locus sacrali e mausolei per re, santi ,papi ed imperatori.

E' ancora grande è il Mistero che il Mundus o la zolla della terra che racchiude spoglie singolari.

Tutto ciò che giace sepolto - giace in Eterno, lasciò scritto Lovecraft, grande romanziere di mondi e civiltà immaginarie morte. Così infatti la celebre tomba del primo imperatore cinese aspetta d'essere svelata , quella delle mille statue di guerrieri e di animali e carri. Un'opera monumentale sotterranea, così bene sepolta agli occhi dei viventi, da restare nel futuro; la scoperta unica che dimostrerà come la Morte regali conceda regali; questo grazie al culto di un despota-tiranno celato sotto i nostri piedi, tombato e sigillato da far destare pure i Morti, o perché gli Archeolog, sono ansiosi di metter le mani sui tesori ed intonare l'EUREKA di grandi WunderBARE - BARE per nude meravigliose discoperte di tesori e di monete auree, trovate, come nella Tomba dell'Imperatore Adriano, oggi Castel Sant'Angelo (Roma), e che allora rimpinzarono così il Tesoro del Vaticano. Ma sarà poi vero che pure la Morte sarà vinta?.

E' scritto nell'Apocalisse, allora non è un sogno "morto" credere che verrà il Giorno dell'Immortalità!.

Non resta che accreditare con molta probabilità, che Castel Sant'Angelo, sin dall'inizio della sua costruzione (.../Castel Sant'Angelo (o Mole Adrianorum o Castellum Crescentii nel X-XII sec.), detto anche Mausoleo di Adriano, è un monumento di Roma, situato sulla sponda destra del Tevere di fronte al pons Aelius (attuale ponte Sant'Angelo), a poca distanza dal Vaticano, nel rione di Borgo; è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del "passetto". Il castello è stato radicalmente modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale. Proprietà del MIBACT, il Museo nel dicembre 2014 è entrato a far parte del Polo Museale del Lazio.

Cominciato dall'imperatore Adriano nel 125 come suo mausoleo funebre, ispirandosi all'ormai completo mausoleo di Augusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139. Venne costruito di fronte al Campo Marzio, al quale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo era composto da una base cubica, rivestita in marmo lunense, avente un fregio decorativo a teste di buoi (Bucrani) e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all'interno. Sempre su questo lato si presentava l'arco d'ingresso intitolato ad Adriano; il dromos (passaggio d'accesso) era interamente rivestito di marmo giallo antico/...)

e per i motivi legati all'Impero Romano, l'Imperatore Adriano volle nascondere per i secoli a venire, una delle Porte degli Inferi più importante, mascherandola come un mausoleo funebre.

Ecco che poi, nel 590 d.c. (.../Il mausoleo ha preso il suo nome attuale nel 590. In quell'anno Roma era afflitta da una grave pestilenza, per allontanare la quale venne organizzata una solenne processione penitenziale cui partecipò lo stesso papa Gregorio I. Quando la processione giunse in prossimità della Mole Adriana, il papa ebbe la visione dell'arcangelo Michele che rinfoderava la sua spada. La visione venne interpretata come un segno celeste preannunciante l'imminente fine dell'epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romani cominciarono a chiamare Castel S. Angelo la Mole Adriana e, a ricordo del prodigio nel XIII secolo, posero sullo spalto più alto del Castello un angelo in atto di rinfoderare la spada.[2] Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che secondo la tradizione sarebbero quelle lasciate dall'Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste[3]/...)

prese il nome di Castel Sant'Angelo, in riferimento alla visione di Papa Gregorio I (detto Magno).

Ma l'interpretazione di Papa Gregorio Magno non fù molto felice, anche i veggenti sono soggetti ad errate letture delle loro visioni, basta pensare al famoso errore di Santa Caterina.

Tutto lascia pensare che, il significato del deporre la spada nel fodero da parte di San Michele Arcangelo, non indicava la fine della pestilenza, ma bensì l'esecuzione di un Comando Divino ricevuto da San Michele, richiamato in Cielo da Dio.

Perché?

Per mettere alla prova la Sede Pontificia che all'epoca era gia' nata (.../La costruzione del grande quadriportico antistante la basilica, documentato dal 397, fu probabilmente prevista contestualmente al cantiere della basilica e realizzata poco dopo, essendo localizzato anch'esso sulla platea della basilica, raccordata al livello del piano originario con una grande scalinata. Quando il re degli Ostrogoti Totila conquistò Roma il 17 dicembre 546, molti senatori e patrizi romani (tra cui Flavio Anicio Olibrio, Rufio Gennadio Probo Oreste e Flavio Anicio Massimo) si rifugiarono qui/...)

e per vedere se sarebbe stata capace di resistere alle lusinghe del Male Supremo (visto le Porte degli Inferi). Da ricordare che Castel Sant'Angelo e la Basilica di San Pietro, nei secoli successivi, furono collegati dal famoso "Passetto di Borgo" (.../Il Passetto di Borgo (er Corridore in dialetto romanesco) è un passaggio pedonale sopraelevato lungo circa 800 m[1] che collega il Vaticano con Castel Sant'Angelo a Roma. Fu fatto costruire da Niccolò III nel 1277 ricavandolo in un tratto delle Mura Vaticane durante alcuni lavori di restauro dovuti al cattivo stato delle stesse.

Scopo del passetto di borgo era quello di permettere al capo della Chiesa di rifugiarsi dentro al Castello in caso di pericolo e allo stesso tempo avere un bastione che permettesse un miglior controllo del Rione.

Nel 1494 il Passetto permise a papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) di rifugiarsi a Castello durante l'invasione di Roma delle milizie di Carlo VIII di Francia.

Nel 1527papa Clemente VII (Giulio de' Medici) si rifugiò anche lui a Castello, tramite il Passetto, durante il Sacco di Roma effettuato dai lanzichenecchi di Carlo V. Nell'anno del giubileo (2000), come accadde per altre opere architettoniche, il Passetto fu rimesso in funzione e oggi è possibile visitarlo solo con visita guidata/...)

con evidente prova che il connubio era già avvenuto.

Capire quando di preciso, ci potrebbe dare più luce su questa storia, ma perora non è così importante.

L'importante è riuscire a vedere l'oscuro lavoro che il Male ha condotto per secoli all'interno della Chiesa di Gesù Cristo, riuscendo a manipolare tutto l'insegnamento Biblico ed Evangelico (Antico e Nuovo Testamento), riuscendo a nascondere la Verità Evangelica di Gesù Cristo, in modo da sviare il resto della Chiesa di Cristo, quella più importante per Lui, il Suo Popolo: i poveri, i malati, gli oppressi, i deboli, ecc.../ concentrando apparentemente, tutto il Potere solamente nelle mani dei porporati, vescovi, presbiteri. Ma la presenza dello Spirito Santo è sempre rimasta nel Mondo, ed anche nella Chiesa, ne danno testimonianza i molti Santi e Sante (quelli Veri voluti da Dio Padre), che si sono susseguiti nell'arco dei secoli.

Ecco che la storia è arrivata fino ai nostri giorni, dove il marciume, l'abominio è davanti agli occhi di tutti coloro che riescono a vedere, sempre per Dono di Dio, e non per proprio intelletto ( Il Resto del Suo Popolo).

Perora riteniamo che sia sufficiente fermarsi qui.

Nel caso i prossimi studi ci porteranno a comprendere di più, sarà nostra cura continuare la riflessione.

Filippesi 2,9-11

Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

La benedizione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, discenda su tutti noi e con noi rimanga sempre. Amen.

Note.:

Si consiglia la lettura ed approfondimento dei capitoli 17 e 18 del Libro della Rivelazione (Apocalisse), tanto amato da Dio e dai suoi discepoli, ma tanto odiato e ritenuto da non divulgare dalla maggioranza del clero cattolico.

Il Decreto della Congregazione per la Dottrina della Fede (Acta Apostolicae Sedis - A.A.S. n°58 del 29 Dic.1966) che abroga i Canoni del Diritto Canonico 1399 e 2318, fu approvato da Sua Santità Paolo VI il 14 ottobre 1966; venne poi pubblicato per volere di Sua Santità Stessa, per cui non è più proibito divulgare senza l’Imprimatur, scritti riguardanti nuove apparizioni, rivelazioni, visioni, segni, profezie o     miracoli. Non si intende in alcun modo prevenire il giudizio della Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica Romana.                                                                                                                                                                                                           ++++++++++++                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Si esorta a non mettere in discussione in alcun modo il Magistero della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Romana sulla Fede e i costumi, perché ciò costituirebbe peccato mortale, pertanto chi pensasse di aver trovato qualche contrasto tra questo sito web e l'insegnamento solenne, definitivo o autentico della Chiesa, non dubiti mai della certezza di tale insegnamento, ma piuttosto della propria personale interpretazione di chi ha creato questo sito web.                                                                                                                                                                                                            ++++++++++++                                                                                                                                                                                                                   Il Vangelo non contraddice l'Antico Testamento e  Gesù fu ritenuto eretico dalle Autorità religiose ebraiche poiché queste ultime trascurarono di studiare con la dovuta diligenza il Magistero di Mosè e gli annunci dei Profeti, essendo accecate dalla propria ipocrisia. Infatti Gesù dice: Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto - (Santo Vangelo secondo San Matteo 5,17-18). Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di Verità, egli vi guiderà alla Verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli Mi glorificherà, perché prenderà del Mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è Mio; per questo ho detto che prenderà del Mio e ve l'annunzierà - (Santo Vangelo secondo San Giovanni 16,12-15). E San Paolo dice : Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete - (I Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi 3,2). Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire. Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo - (Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei 5,11-14). Analogamente, ogni apparente contrasto tra chi ha creato questo sito web e il Magistero ecclesiastico può essere risolto attraverso un maggiore approfondimento e rielaborazione di entrambi, alla luce di un rinnovato studio filologico e scientifico della Sacra Scrittura. È per questo che si esortano i Cattolici ad evitare ogni interpretazione e atteggiamento che possa ostacolare tale ricerca prudente della Verità. Rimane infine il fatto che chi ha creato questo sito web non può e non vuole sostituirsi in alcun modo all'Autorità e al Giudizio della Santa Chiesa, che almeno nelle sue proposizioni definitive, è sicuramente infallibile. Infatti Gesù dice: E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa - (Santo Vangelo secondo San Matteo 16,18). Questo rappresenta un principio irrinunciabile e prioritario e non potrà mai essere messo in discussione. Il materiale pubblicato su queste pagine è stato creato attraverso immagini reperite dalla rete considerate di pubblico dominio. Ove involontariamente sia stato violato qualche diritto di copyright, i detentori possono contattarmi ed io provvederò alla rimozione. Inoltre il contenuto i racconti sono ricerche personali che vengono pubblicate solo per motivi culturali e informativi, non ha scopo di lucro. Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.3.2001
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